domenica, aprile 14, 2013

Fotografando il vuoto

Ne ho già parlato ma è un mistero così avvincente che fin dalle origini della civiltà moderna filosofi, scienziati, pensatori non hanno fatto che cercare di capire che cos'è e che cosa rappresenti il vuoto; fin da Aristotele l'horror vacui ha rappresentato l'interpretazione di un concetto così elusivo che è sembrato più facile spiegare come la materia si comportasse per colmarlo piuttosto che immaginare cosa potesse essere il vuoto nella tangibile realtà.

Superando però la definizione che ci porterebbe fuori strada, il vuoto sicuramente non è l'assenza completa di qualsiasi cosa: ad esempio non è assenza di tempo, non assenza di interazione, e soprattutto non è assenza di campo (magnetico, gravitazionale, etc): il vuoto quindi non è il nulla.

La meccanica quantistica ha interpretato il vuoto tramite le equazioni e ne è scaturita una visione incredibilmente dinamica ed energetica, una continua microscopica annichilazione di materia ed antimateria così veloce da essere per noi impossibile da percepire visto che avverrebbe nell'ordine del tempo di Planck; esiste però un esperimento che proverebbe che la schiuma quantistica pervade effettivamente il vuoto, anche se rimane un principio controverso: l'effetto Casimir.
Quindi sappiamo che il vuoto non è il nulla perché, per esempio, le onde radio non potrebbero propagarsi nello spazio se quest'ultimo non avesse delle proprietà specifiche, oppure la luce delle stelle non giungerebbe fino a noi dopo aver solcato l'abisso di vuoto che ci separa se lo spazio intergalattico non possedesse caratteristiche peculiari.

Rimane comunque difficile immaginare come ciò che per noi sia percettivamente l'assenza totale, invece rappresenti una solida base per l'esistenza dell'universo ed allora dobbiamo spingerci a formulare delle analogie che ci aiutino a superare i nostri preconcetti. Proviamo ad immaginare di appartenere ad un film e che tutto ciò che ci circondi sia solo ciò che scorre su di una pellicola cinematografica: in questo modo la nostra esistenza sarebbe dettata dalla presenza della luce che impressiona la pellicola e dalla pellicola stessa. Se pero eliminiamo la luce rimane solo la pellicola nera che è pur fondamentale per l'esistenza del film ma che per un virtuale abitante che esiste nel solo mondo delle pellicole, apparirà come il vuoto quando questa non sarà stata impressionata dalla luce. Esiste anche una rappresentazione tridimensionale di questo concetto che possiamo chiamare teoria olografica, ma il principio su cui riflettere è che il vuoto rappresenta il supporto sul quale la materia, l'energia, i campi e l'intero universo si poggiano ed anche se forse non ne possiamo comprendere i meccanismi non dovremmo averne così timore.

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