domenica, giugno 30, 2013

Il paradiso degli scienziati (parte 2)

Erano circa due anni che sul comodino nella stanza da letto mi faceva compagnia un libro di Margherita Hack, "Notte di stelle", e non perché ci fosse voluto tutto questo tempo per leggerlo, ma perché era diventato uno di quegli oggetti che colmano il vuoto, soprattutto per quel faccione simpatico che riempe la copertina; può sembrare uno di quei segni del destino, a cui la scienziata proprio non ha mai voluto credere, ma soli tre giorni fa avevo ritirato finalmente il libro al suo posto, in mezzo agli altri, a prendere polvere.

Troppo facile dire che adesso ci osserva dalle stelle, che ora anche Margherita è diventata una luce che brilla nel cielo, che la sua anima vaga tra gli astri; molto più difficile affrontare ciò che la Hack ha voluto dirci ed insegnarci lungo tutta la sua vita di atea convinta e cioè che non si può affermare che esista qualcosa al di fuori di ciò che possiamo osservare e misurare. Questo atteggiamento non voleva dimostrare l'assenza di una visione spirituale del mondo e dell'essere umano, ma indicava un punto di partenza nella ricerca che ognuno di noi deve compiere per capire chi siamo e dove andiamo.

"Non penso a un paradiso come ad un condominio" aveva detto con la sua solita ironia, interpellata sul argomento: ora lei lo sa com'è fatto il paradiso ed immagino che se ne avesse la possibilità tornerebbe indietro anche solo pochi istanti per raccontarcelo, ma mi accontenterò di comprare un altro libro e di tenermelo altri due anni a farmi compagnia sul comodino.