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venerdì, agosto 28, 2015

Coscienza e Materia 2

La filosofia nei secoli ha già affrontato il problema di cosa siano la materia, il pensiero e la coscienza e che cosa li divida; oggi si potrebbe concepire una risposta che prenda in esame le scoperte in ambito scientifico dell'ultimo secolo, tralasciando gli aspetti più spirituali e cercando un approccio molto razionale.

La materia è quello che in realtà sappiamo essere equivalente ad energia condensata, e comunque sappiamo che energia e materia sono due facce della stessa medaglia; tutto ciò che possiede massa è sicuramente materia, ma se possiede massa possiede anche l'equivalente di energia e quindi la materia è sia massa che energia. Poi esistono "oggetti" che non hanno massa come i fotoni e che sono mediatori di una forza (per i fotoni quella elettromagnetica) ma che comunque possiedono energia: di conseguenza anche questi oggetti possono essere considerati materia.

La coscienza invece è associabile ad un qualche tipo di informazione: non è a prima vista tangibile perché rappresenta uno stato della materia nello spazio, una posizione, un livello energetico  (pattern). I neuroscienziati sono però riusciti con apposite strumentazioni a misurare queste configurazioni nel cervello umano ed hanno individuato ciò che sembra essere cosciente. Non è la massa di atomi a far emergere il pensiero bensì la loro posizione e stato nello spazio. Così come la caratteristica di "umidità" emerge dall'acqua, allo stesso modo può scomparire se invece abbiamo del ghiaccio, nonostante siano sempre gli stessi atomi: è la posizione nello spazio degli atomi che fa emergere la qualità "umidità". Allo stesso modo la coscienza può emergere a causa di un particolare pattern che si crea e molti studiosi credono che tale configurazione sia indipendente dal sottostrato di materia, proprio come un software può essere eseguito su un sistema operativo differente.

Le informazioni degli schemi di pensiero possono essere codificati (rappresentati) ed il bit è la base dell'informazione binaria, quella più semplice, e per questo utilizzata dai computer; con una sequenza di bit possiamo descrivere qualsiasi pattern (quantità di massa, di energia, posizione nello spazio, proprietà quantistiche, etc...). Il bit può quindi descrivere lo stato (acceso/spento, zero/uno, +/-) di un pezzetto di materia arbitrariamente piccolo, partendo da un interruttore della luce, passando ad un relè od un transistor fino ad arrivare allo spin di un elettrone; gli stati di tutte queste forme di materia sono descritte da una serie di parametri sempre descrivibili in una sequenza di bit (0,1).

Alla materia quindi è associabile un'informazione che possiamo pensare come la rappresentazione dello stato di quel pezzo di materia nello spazio: questa informazione che descrive la materia è, in assenza di interazione, statica e cioè non vi è variazione dello stato anche per un tempo lunghissimo; un esempio di materia statica è una memoria di un computer ma anche un immagine, un atomo, etc... Se permettiamo alla materia di interagire con altra materia (massa od energia che sia) lo stato dei bit cambia dando luogo ad una sequenza di informazioni dinamiche che varia durante tutta l'interazione. 

La coscienza quindi è qualcosa di dinamico e di unico, uno schema di informazioni distribuite in un spazio in continua evoluzione e chissà se un giorno saremo in grado di farla emergere da qualcosa che non sia un essere umano.


domenica, gennaio 11, 2015

Coscienza e materia

Gli ominidi esistono da due milioni di anni, la vita sulla terra forse da cinque milioni. Al di là della possibilità che esistano altre civiltà aliene nell'universo, sicuramente la vita è stata la conseguenza di un evoluzione lenta e faticosa che è sfociata nel culmine attuale, apparentemente in modo casuale, apice in cui esseri senzienti scrutano il mondo e se stessi, alimentando la propria curiosità con domande sempre più profonde sulla natura che li ha partoriti e li circonda.
Questa premessa che sembrerebbe scontata, è invece indispensabile per cercare di percepire quanto ininfluenti siano stati, fino ad oggi, l'uomo e la sua coscienza nei confronti dell'evoluzione del universo, in divenire da circa 14 miliardi di anni; quello che la storia cosmologica ci insegna (rinnegato soltanto da uno sparuto gruppo di incalliti creazionisti), viene messo in discussione da alcune dottrine, incrociando temi di fisica quantistica e di metafisica, sostenendo che al centro dei fenomeni della natura c'è la coscienza umana, che con il suo sguardo implacabile cambia il corso degli eventi od addirittura in grado di creare gli eventi stessi.

Al di là del fatto che ognuno è libero di credere nella parapsicologia o all'esistenza di eventi come la psicocinesi, ciò che bisogna puntualizzare è che questi "fenomeni" non hanno giustificazioni per ora in ambito scientifico e che appoggiare una discussione su temi legati al potere della mente umana, semplicemente facendo riferimento alla meccanica quantistica, è una falsificazione di ciò che in realtà sappiamo.

Eppure gli scienziati hanno discusso per quasi un secolo dei paradossi della fisica quantistica molte volte sconfinando nelle speculazioni più incredibili, partendo dai gatti zombi (sia vivi che morti allo stesso tempo), passando appunto per il collasso della funzione d'onda ed arrivando alle teorie più articolate come quella degli infiniti universi paralleli che si creerebbero ad ogni scelta dell'osservatore. I fisici però hanno il diritto di scomodare la fantascienza, perché è il loro ambito quello di lanciare lo sguardo oltre il conosciuto, discutendo delle teorie più bizzarre, ma sempre sapendo in quanto studiosi competenti, che queste possono essere verificate o meno, ed in ultima analisi sparire senza nemmeno arrivare alla pubblicazione; meno diritti dovrebbero arrogarsi quelli che di scienza capiscono poco e saccheggiano le teorie per trovare appoggio ai loro quesiti mistici, cercando di far confluire il linguaggio scientifico in una discussione metafisica che non ha nulla a che vedere con i metodi empirici di cui la realtà fisica esige.

Una giustificazione alla confusione che la teoria quantistica ha portato in ambito interpretativo è proprio la sua perfezione predittiva: i calcoli che ne scaturiscono descrivono così bene il mondo che ci circonda che sembrerebbero il frutto di un modello teorico molto vicino ai meccanismi reali dell'universo. Quindi anche le ipotesi su cui poggia la teoria acquistarono credibilità ed il gatto contemporaneamente vivo e morto, rinchiuso nella sua scatola, aspettò incredulo pure lui, di essere "osservato" per mettere fine a quello stato imbarazzante di sovrapposizione. Mentre Einstein passava gli ultimi anni della sua vita a cercare di confutare questa reputazione di teoria completa, i risultati che di esperimento in esperimento giungevano dai laboratori di tutto il mondo sembravano smentire il genio tedesco e supportare la solidità dei principi e delle ipotesi su cui poggia la meccanica quantistica. Non dobbiamo dimenticare però che il primo sguardo, quello più ingenuo, verso una nuova scoperta lascia un imprinting notevole nella conoscenza di chi verrà dopo e sebbene negli anni siano stati fatti molti passi in direzioni diverse, rimane ancora la pietra miliare di quella che fu battezzata "interpretazione di Copenaghen" risalente al 1930 circa.

E' celebre tra i fisici il titolo ironico di una pubblicazione scientifica che intitolava all'incirca così:
Would Bohr be born if Bohm were born before Born?

Tralasciando il gioco di parole, sono stati in molti a chiedersi se quella primordiale interpretazione a cui appunto diede un grande contributo Niels Bohr, sarebbe rimasta così a lungo la più accettata, se invece altri contributi come quelli di David Bohm fossero giunti prima od avessero avuto maggior eco. Nei prossimi post proverò a riassumere i principi che stanno alla base delle diverse interpretazioni per cercare poi di capire dove le più recenti idee aprano degli spiragli nella comprensione di questo fantastico mondo delle particelle.